Vedesti quell’ombra, fanciulla
che non senti tempo né età,
tra il verde e l’azzurro, tua culla,
quel guizzo che fu umanità.
Scendeva guardingo il sentiero,
tra i prati e le spighe odorose,
ma nulla che fosse sincero
toccavan le dita nodose.
Coperto da un nero mantello,
soltanto due occhi di brace
splendevano ed eran di quello,
del cuor che non trova la pace.
Mandasti gioiosa il tuo canto
provasti a protender la mano,
ma proprio di lui era il pianto
e troppo già t’era lontano.
Ricorda l’amaro lamento,
ricordati l’eco del duolo
di chi di se stesso scontento
qui visse e morì, sempre solo.
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